Sarà banale anzi banalissimo ma devo scrivere ciò che penso: le idee di Stephen continueranno a influenzare fortemente la mia vita, la tua e quella di milioni e milioni di persone.
Quando arriveranno in Italia tutti i libri che ha scritto e pubblicato negli ultimi 5 anni, ancora più persone saranno colpite dalla profondità del suo pensiero.
Quando rileggeremo “Seven habits… cioè “Le 7 regole per avere successo”, ancora una volta vedremo il mondo con lenti diverse, con paradigmi diversi, come amava scrivere.
Quando rifletteremo a lungo sulla potenza delle sue teorie, dei suoi modelli e delle sue parole, ancora una volta il cambiamento sarà pervasivo e duraturo.
Per dirla con le sue parole, non abbian bisogno di cerotti o zucchero filato, (traduco: tecnicucce spicce e false…) ma di far leva sulla nostra missione (“inizia pensando dalla fine“), sulla nostra respons-abilità (che ci porta ad essere “proattivi“) e sui nostri “principi“.
Non ho vissuto un “lutto” quando in Africa mi sono arrivati gli sms degli amici che mi avvisavano della perdita.
Come nel caso di mio padre, 5 anni fa, ero preparato a scegliere di portare con me i suoi insegnamenti più importanti e la sua stessa figura.
Stephen aveva 80 anni, un po’ di acciacchi e veniva fuori da una brutta caduta dalla bicicletta (era anche entrato in coma per poi uscirne con relativa tranquillità dopo qualche giorno).
Ma essere preparati, non vuol dire non doverne soffrire.
E’ una questione di cultura, lo so, in altre culture i funerali sono feste e la morte è ben accetta o vista come qualcosa di meglio della vita, un passaggio per livelli superiori.
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